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Una famiglia perfetta parte 1


di gando94
24.03.2022    |    1.264    |    0 6.0
"” Lucia appoggiò delicatamente le labbra su quelle del marito, tenendogli sempre il viso tra le mani..."
Il racconto sará suddiviso in 10 parti. Prende spunto da fatti accaduti realmente. Fatemi sapere i vostri commenti durante la stesura. Grazie.

Lucia controllò l’orologio: erano soltanto le otto e un quarto, per cui si tranquillizzò e riprese ad imburrare con cura le fette di pane. Portava i capelli sciolti quella mattina, lunghi, scuri, vaporosi, che ricadevano sulle spalle e le incorniciavano il volto. Un paio di grandi occhi castani spiccavano su un volto dai lineamenti delicati: il naso piccolo e le labbra piene. Aveva deciso di indossare una maglia a maniche lunghe color salmone, dalla cui scollatura a V, prorompeva una quinta di seno; una gonna nera e aderente le fasciava il fondo-schiena altrettanto formoso, un cinturone di Gucci metteva in evidenza la vita sottile e aveva optato, ai piedi, per un paio di ballerine nere con il fiocco. Ogni indumento metteva in risalto il suo corpo curvilineo e carnoso.
Alle sue spalle, intanto, Gabriele trangugiava con gusto una tazza di latte e cereali, mentre suo marito Marco se ne stava seduto a capotavola, intento ad osservare fuori dalla finestra con espressione pensierosa. Era incredibile quanto padre e figlio si assomigliassero: a parte la carnagione olivastra - che il bambino aveva evidentemente ereditato da sua madre – padre e figlio avevano gli stessi occhi scuri, un po’ all’ingiù e la stessa corporatura esile ed allungata. Marco portava, appoggiati sul naso, un paio di occhiali da vista non troppo appariscenti e quel giorno indossava un paio di jeans ed una polo bordeaux. Lucia gli lanciò uno sguardo in tralice e si lasciò andare ad un breve sospiro. Da qualche tempo ormai, suo marito mostrava un’aria afflitta di cui lei non riusciva a spiegarsi la ragione. Erano mesi che non facevano più sesso e Lucia più di una volta si era domandata se quella mancanza di intimità tra di loro fosse stata una causa o un effetto. Tutto ciò che sapeva era che le mancava suo marito; le mancava il suo corpo, il tocco delle sue mani grandi e calde, il modo in cui le prendeva i seni e le baciava delicatamente i capezzoli, le mancava sentirlo dentro di lei…

“Ehi, tesoro, tutto bene?” la voce profonda di Marco la strappò fuori dai suoi pensieri, pensieri bollenti che non era riuscita a trattenere, per via dell’astinenza a lungo mantenuta, e che le avevano causato una notevole pulsazione delle parti basse. Lucia si accorse di essere rimasta imbambolata, con una fetta di pane imburrata in una mano ed il coltello nell’altra, per chissà quanto tempo. Scosse la testa e con un sorriso si rivolse a suo marito:

“Sì, sì, certo. Ero solo un po’ sovrappensiero”
I loro sguardi si intrecciarono per qualche secondo, poi Marco tornò a guardare fuori dalla finestra e Lucia, rassegnata, continuò a spalmare di marmellata le fette di pane. Gabriele, dal canto suo, non aveva nemmeno staccato gli occhi dal televisore, troppo intento a guardare un cartone animato.

“Hai finito di mangiare i cereali?”, gli chiese sua madre. “Non ancora...” rispose Gabriele, senza darle particolare attenzione.
“Beh, allora sbrigati o faremo tardi a scuola. E quante volte ti ho detto che non si guarda la TV mentre si mangia?”
Non ricevendo alcuna risposta, Lucia si avvicinò a suo figlio di soppiatto e prese a fargli il solletico.

“No, lasciami!” Gabriele distolse lo sguardo dalla televisione e tentò di divincolarsi, ridendo a crepapelle.
“Non ci penso nemmeno, piccolo furfante…” Lucia si unì alla risata, continuando imperterrita a punzecchiarlo. “Mi fermerò solo quando avrò ricevuto un bel bacio!” aggiunse.
“Ma io ho 10 anni, sono grande per queste cose...”
“...e allora non hai scampo!” Lucia, imitando il ruggito di un animale feroce, si abbatté su suo figlio, intrappolandolo nel suo abbraccio.
“Papà, aiutami!”
Marco, che fino a quel momento era rimasto in disparte ad osservare la scena - con un mezzo sorriso -, si lasciò trascinare nel gioco e accorse alla richiesta di aiuto di suo figlio. Si avvicinò alle spalle di sua moglie e la afferrò per i fianchi, sollevandola leggermente da terra. Lucia, dopo un primo momento di stupore, scoppiò a ridere e tentò invano di liberarsi dalla stretta ferrea di Marco.

“Forza, Gabri, vendicati” lo esortò suo padre.
“Ma così non vale, siete due contro una!” esclamò Lucia di rimando, mentre sia suo marito che suo figlio si accanivano a tormentarla col solletico. Persino Marco, a quel punto, si lasciò andare ad una risata sincera. Suo figlio era spensierato, il profumo dei capelli di sua moglie gli penetrava nelle narici ed il suo corpo morbido era stretto tra le sue braccia; Marco si sentì felice, come se tutti i pensieri negativi che lo avevano tormentato da qualche mese a quella parte, per un attimo fossero stati cancellati con una passata di spugna.

“Va bene, va bene. Avete vinto, mi arrendo!” ansimò Lucia, esausta.
“Che dici, Gabri, può bastare?” chiese Marco a suo figlio, con aria complice. Gabriele ci pensò su un attimo e poi rispose con un cenno deciso della testa.
“Siete stati davvero scorretti” sentenziò Lucia, sistemandosi i capelli e sedendosi sulle ginocchia di suo marito che, intanto, si era lasciato cadere su una sedia.
“Sei tu che hai cominciato!” ribatté Gabriele “ io non ho nulla da dire a mia discolpa...”
“Inizia già ad usare i termini tecnici, attenzione...” Marco lanciò un’occhiata divertita a sua moglie. Il pensiero che suo figlio avrebbe potuto intraprendere la loro stessa professione, da una parte, non gli dispiaceva affatto. Dall’altra temeva che potesse ritrovarsi anche lui, alla sua età, a portarsi a casa i sensi di colpa del lavoro. Marco si rendeva conto che fare l’avvocato non era certo il mestiere più semplice del mondo, ma allo stesso tempo era consapevole del fatto che ogni mestiere ha il suo lato oscuro. Lasciarsi andare a quelle elucubrazioni, lo fece adombrare di nuovo. A quella vista, Lucia gli passò dolcemente una mano sul viso.
“Da grande potrebbe diventare un perfetto civilista” aggiunse. “Ma adesso il nostro futuro avvocato va a prepararsi per la scuola, se non vuole un altro attacco letale di solletico...”
Gabriele, ridendo, si allontanò di corsa dal pericolo e si precipitò su per le scale. Lucia e Marco restarono in cucina da soli.

“Non hai toccato cibo stamattina...” sussurrò a suo marito, indicando con un gesto del capo le fette imburrate ancora nel piatto. Marco scosse la testa.
“Non ho molta fame” esclamò. Lucia gli prese il viso tra le mani.
“Si può sapere che ti succede? Sono giorni che ti vedo così…”
“Non è niente. Sono solo un po’ stressato.” Marco scosse la testa con più veemenza.
“Lo sai che con me puoi parlare. L’hai sempre fatto.”
“È il lavoro, Lu. Non riesco a togliermelo dalla testa! Lo sai come sono, mi faccio coinvolgere troppo”
“Ehi… si risolverà tutto, stai tranquillo. Ma tu devi parlare con me.” Lucia appoggiò delicatamente le labbra su quelle del marito, tenendogli sempre il viso tra le mani. Marco strizzò gli occhi e assentì, con un lieve cenno del capo.
“Andrà tutto bene...” Lucia lo baciò di nuovo, con più trasporto, stavolta. Sentì distintamente il sapore delle sue labbra e la sua barba solleticarle la pelle. Gli morse delicatamente il labbro inferiore ed infilò la lingua nella sua bocca. Marco era teso, come se stesse cercando di resistere.
“Lo sai che non ce la faccio...” sussurrò, poi, con un filo di voce. Lucia prese a baciargli la mandibola, scendendo poi pian piano fino al collo.
“Perché non ci proviamo, almeno?” rispose lei, con voce calda e sensuale. Poi, allontanò le labbra dal suo collo e, guardandolo fisso con i suoi grandi occhi scuri, gli prese la mano e se la portò in mezzo alle gambe.

“Lo senti quanto ti voglio?” Lucia socchiuse gli occhi e non poté fare a meno di gemere sommessamente, quando le dita di suo marito le sfiorarono il clitoride. Marco si accorse subito che, sotto la gonna nera e aderente, non portava le mutande e che la sua fica morbida era già abbondantemente bagnata. Lucia ridacchiò della sua espressione sorpresa, poi lo guardò portarsi le dita alle labbra ed assaggiare il suo sapore. Si mordicchiò il labbro ed in un mormorio eccitato, gli disse:

“Marco, scopami...”
“Qui?”
“Qui. Prima che Gabriele torni giù.”
“Lu, io non credo che...” provò a controbattere Marco; ma Lucia si era già sollevata in fretta la gonna e gli era salita a cavalcioni sulle gambe. Lo baciò con foga e Marco non poté fare a meno di afferrarle le natiche e stringerle tra le mani. Cominciò a strusciarsi su di lui, ansimandogli nell’orecchio e con dita veloci gli slacciò i pantaloni. Marco percepì il calore della vagina sul suo membro e avvertì una scarica elettrica attraversargli la schiena. Incapace di trattenersi oltre, le abbassò le bretelle della maglia, cercando freneticamente la sua pelle. Nel frattempo le baciava il collo, fino ad arrivare ai suoi seni enormi, ai suoi capezzoli turgidi, che iniziò a stuzzicare con i denti e con la lingua. Lucia faceva sempre più fatica a contenere i gemiti di piacere, tanto che fu costretta a mettersi una mano sulla bocca.

“Fai piano, o rischiamo di farci sentire” le bisbigliò Marco
“Ti prego, mettimelo dentro...” ribatté lei, con il volto contratto in una smorfia di piacere. Marco, a quel punto, si irrigidì di botto e rimase in silenzio. Quando sua moglie tentò di nuovo di baciarlo, scostò il viso.
“Che succede?” gli chiese. Era così piena di voglia che la voce le uscì quasi disperata.
“Non posso...” sussurrò Marco.
Lucia non desistette: provò a prendergli il pene in mano, a strofinarlo, a massaggiargli i testicoli, ma ogni suo tentativo sembrava non suscitare alcuna reazione.
“Mi dispiace, non riesco a farmelo venire duro.” esclamò Marco sconsolato.
“Ehi… ehi, tesoro, guardami” Lucia gli prese il viso tra le mani “va tutto bene.”
“Non è perché non ti voglio...” cercò di dire Marco, ma lei lo interruppe.
“Lo so. Vedrai, ci proveremo un’altra volta.”
Poi gli baciò teneramente la guancia e sentì le sue mascelle serrarsi.

“La prossima volta andrà bene” ripeté. Poi rimase in silenzio, ancora a cavalcioni su di lui, accarezzandogli il viso. Marco le teneva le mani sul sedere, ma non riusciva nemmeno a sollevare lo sguardo su di lei. All’improvviso il rumore dei passi di Gabriele in cima alle scale sembrò ridestarli.

“Io sono pronto!” gridò il bambino, scendendo le scale di corsa, con lo zaino che gli ballonzolava sulle spalle. Al sentire la sua voce, Marco e Lucia si staccarono velocemente; lei tentò di rivestirsi alla bell’e meglio e lui si riabbottonò i pantaloni, ancora in evidente stato di disagio.
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